“NON POSSO FARCELA” Il potere delle CONVINZIONI LIMITANTI

“NON POSSO FARCELA, è INUTILE CHE CI PROVI…”
Ti sei mai ritrovato a pronunciare questa frase? Magari in un momento di sconforto? O magari l’hai detta proprio quanto ti si è presentata un’occasione interessante, quando all’improvviso è comparsa la possibilità di realizzare un tuo sogno.
Che significato racchiude la frase “Non posso farcela”?
Poter fare qualcosa significa che ci sentiamo in grado e capaci di portare a termine una serie di azioni, per raggiungere un determinato obiettivo che ci siamo prefissati.
Al contrario non poter fare qualcosa significa che la meta a cui aspiriamo non è raggiungibile perché riteniamo di non avere le capacità per ottenerla.
Ma è proprio tutto vero?
Dietro alla frase “non posso farcela” spesso si nasconde un’insidia, ovvero la convinzione di essere meno di quello che in realtà si è.
Per spiegare meglio questo concetto ti racconto una storia,
La storia dell’ELEFANTE INCATENATO…
Quando ero piccolo andavo al circo soprattutto perché mi piacevano gli animali.
Ad attirarmi era in particolar modo l’elefante, perché durante lo spettacolo quel bestione faceva sfoggio di un peso, di una dimensione e di una forza davvero fuori dal comune.
A colpirmi tuttavia era anche il fatto che dopo il suo numero, e fino a un momento prima di entrare in scena, l’elefante era sempre legato a un paletto conficcato nel suolo, con una catena che gli imprigionava una delle zampe.
Eppure il paletto era un minuscolo pezzo di legno piantato nel terreno per pochi centimetri. E anche se la catena era grossa e forte, mi pareva ovvio che un animale in grado di sradicare un albero potesse liberarsi facilmente di quel paletto e fuggire. Era davvero un bel mistero…
Che cosa lo teneva legato allora?
Perché non scappava?
Fu solo quando crebbi ed ebbi la fortuna di imbattermi in chi riuscì finalmente a dare una risposta a queste mie domande, che scoprii questo: l’elefante del circo, nonostante la sua forza e le sue monumentali dimensioni, non scappa perché è stato legato a un paletto simile quando era molto molto piccolo..
Chiusi gli occhi e immaginai l’elefantino indifeso appena nato, legato al paletto.
Immaginavo che in quel momento l’elefantino provasse con tutte le sue poche forze a spingere, a tirare, nel tentativo di liberarsi, ma che nonostante gli sforzi non ci riuscisse perché quel paletto era troppo saldo per lui.
Lo vedevo addormentarsi sfinito e il giorno dopo provarci di nuovo, e così il giorno dopo e quello dopo ancora…
Finché un giorno, un giorno terribile per la sua storia, l’animale accettò l’impotenza rassegnandosi al proprio destino…
Già dal titolo il significato della storia appare chiaro: spesso ci incateniamo da soli con delle convinzioni limitanti su noi stessi.
LE CONVINZIONI LIMITANTI
Queste convinzioni sono in realtà qualcosa di naturale, una strategia adottata dalla mente per comprendere più facilmente il mondo.
Immaginate di dover quotidianamente analizzare tutto ciò che vi accade nell’arco della giornata, considerando le 1000 variabili che ogni stimolo comporta: sarebbe impossibile!
La mente umana, per semplificare questo procedimento, ha costruito una sorta di schema che permette di comprendere le situazioni in modo velocissimo.
Chiaramente per fare ciò ha dovuto fare una scrematura e scegliere alcune convinzioni rispetto ad altre.
Per fare questo si è ispirata alle esperienze passate, a ciò che avete vissuto nell’arco della vostra vita.
Quindi, ad esempio, quando vedete una macchina rossa potreste automaticamente pensare che vada molto veloce, perché la vostra mente la associa ad una Ferrari rosso fiammante.
Oppure potreste collegare il gelato alla stracciatella ad uno stato d’animo piacevole perché vi ricorda quando lo prendevate in estate da bambini. E così via.
… SEMPRE POSITIVE?
Tutte queste associazioni ci permettono di dare un senso a ciò che ci accade e sono quindi molto utili.
Purtroppo però non tutte si rivelano utili con il passare del tempo, perché una convinzione maturata a 10 anni, non è detto che sia ancora valida a 20 o a 30 e così via.
Può infatti accadere che la prima impressione che a 10 anni ci ha portati a convincerci che quella determinata cosa rappresentasse per noi un pericolo, fosse legata ad un senso di insicurezza normale nel bambino.
Sei proprio sicuri che per un adulto il discorso sia ancora valido?
Sei proprio sicuro che tu non abbia le capacità, le competenze o le abilità per fare quella determinata cosa?
O stai ancora pensando con la mente di un bambino di 10 anni?
COSA POSSO FARE?
Sicuramente è possibile intervenire consapevolmente per contrastare queste credente limitanti.
Ecco alcuni consigli per zittirle e trasformarle in credenze potenzianti:
1 Chiarisciti perché vuoi raggiungere questo obiettivo
A volte, quando ottenere una meta diventa troppo complicato, è perché non siamo completamente sicuri della nostra scelta. Lo stai facendo per te o per qualcun altro?
2 Cambia la tua autoimmagine
Forse sei abituato a vederti come una persona più piccola, meno capace e meno preparata di quanto tu in realtà non sia. Sii onesto con te stesso e cerca di capire chi sei veramente oggi.
3 Chiarisci qual è il vantaggio secondario della tua convinzione limitante
Spesso, quando fatichiamo a realizzare i nostri sogni, è perché dietro alla difficoltà si nasconde una paura. Da cosa sei spaventato? Cosa pensi possa cambiare in negativo se raggiungi quella meta?
4 Agisci
Costringiti oggi a fare qualcosa in quella direzione, anche solo prendere un appunto su un taccuino. Inizia a muoverti e anche il resto si muoverà di conseguenza.
5 Ricorda che tutto è transitorio, ogni cosa passa
L’unica cosa che rimarrà per tutta la vita sarà il rimpianto di non aver fatto qualcosa.
Non dimenticare però che il senso di inadeguatezza è molto difficile da dis-incatenare.
Se ti rendi conto che questa tendenza ti sta limitando troppo nella vita, non aspettare altro tempo e rivolgiti ad un professionista che possa aiutarti a sradicare queste convinzioni limitanti.